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Milano, 8 giugno 2005
«MA DA AMBIENTALISTA CATTOLICO STO' COI REFERENDARI»
Marco Boato, deputato del Sole che ride: non c’è contraddizione con la tradizione del partito.
Intervista a Marco Boato, di “Libero” dell’8 giugno 2005

Marco Boato voterà sì. Il deputato verde andrà alle urne «da cattolico», «disobbedendo» a Ruini e alla Cei.
Amico personale di quell’Alex Langer suicidatosi dieci anni fa e al quale sta dedicando un volume per l’anniversario della scomparsa, Boato racconta le ragioni della sua scelta. Sofferta, perché viene da uno «che non ha potuto avere figli», «non sbandierata» perché inerente a «temi di grande complessità giuridica, scientifica e, da cattolico, religiosa».

Sono motivazioni da astensionista...
«Ho partecipato a numerosi tentativi parlamentari di modifica della legge 40, tutti respinti. Non vedo possibilità, adesso, di revisioni parlamentari. La vittoria del sì migliorerebbe una legge giusta ma con gravi contraddizioni. Per farmi capire, se la Corte Costituzionale avesse ammesso il referendum per l’abrogazione totale della legge 40, avrei votato no».

Non si sarebbe astenuto?
«Vado a votare dal ‘68. Il referendum è uno strumento di democrazia diretta e ne ho sempre fatto uso, anche per il no, ad esempio sul l’articolo 18. Considero l’astensione una furbizia elettorale, sia pure legittima».

Come ha accolto i recenti interventi del Papa sui temi della bioetica?
«Non mi hanno turbato. Mi hanno turbato di più i richiami della Cei, che non si è limitata ad annunciare il Vangelo, ma è entrata nel merito di scelte strategiche. Cosa che, tra l’altro, è meritoria di sanzioni penali».

Sta dicendo che Ruini merita il carcere?
«Non esageriamo, non è questo il punto. Semplicemente, preannuncio la mia consapevole disobbedienza, perché non credo che possiamo imporre valori per legge né dare indicazioni di voto nell’esercizio del culto, come avviene nelle parrocchie italiane. E poi, credo sia segno di debolezza e mancanza di fiducia dover ricorrere alla legge per imporre convinzioni etiche. È un ragionamento già fatto ai tempi dell’aborto, che da cattolico non considero certo un valore».

Lo considera un omicidio?
«Un disvalore».

A guidare il fronte della difesa della legge 40, sono però atei: Ferrara, Fallaci, Pera...
«Distinguerei tra Fallaci e Pera: la prima ha pieno diritto di parola, il secondo ha una carica che dovrebbe suggerirgli cautela».

Cioè non ha diritto di parola?
«Ovviamente ce l’ha, ma non può sbilanciarsi, o invitare a disertare le urne. Quello cui assistiamo è un dibattito purtroppo molto esasperato, cosa che mi ha indotto a restarne finora estraneo. Troppe esagerazioni, vere e proprie idiozie da una parte e dall’altra. Vedo in atto integralismi, da una parte è dall’altra».

Tornando a Langer, pioniere del movimento verde: nell’87, scrisse alla Rossanda sul Manifesto chiedendosi se «Ratzinger non avesse ragione», riferendosi a una “Istruzione” dell’allora cardinale in merito proprio a temi morali connessi alla fecondazione artificiale.
«Trovo assurdo pretendere di far dire ad Alex, dieci anni dopo la sua morte, cosa avrebbe fatto al referendum. Comunque, il dibattito con la Rossanda ebbe un seguito, e lui prese le distanze dalla posizione della Chiesa: la corrispondenza intera è stata ripubblicata nel volume “Il viaggiatore leggero”».

Langer scrisse anche che «l’idea dell’uomo in provetta o comunque su misura» è «l’e strema bestemmia, forse anche l’estremo del patto col diavolo». Non è contraddittorio per un verde essere a favore per esempio della diagnosi preimpianto?
«La diagnosi preimpianto non è una manipolazione. Aspetti molto approfonditi da Alex, come la “cultura del limite”, sono anche miei. Ritengo doverosa una regolamentazione della procreazione assistita, il che ovviamente non mi impedisce di battermi contro aspetti che ritengo folli, come la pretesa di assegnare all’embrione lo status di persona».

Cos’è per lei l’embrione?
«Un inizio di vita».

Quindi, ucciderlo è omicidio?
«No, perché non è una persona. E ha ragione chi dice che, se lo fosse, bisognerebbe battezzarlo».

Molti considerano contraddittorio che chi, come i verdi, è contro gli ogm, voti sì al referendum.
«Nel nostro partito c’è pluralismo, convivono idee diverse, anche se la maggioranza è nettamente per i 4 sì. Ma io non ho la pretesa che le mie convinzioni diventino legge, come ho già detto. È un principio di laicità che ho fatto mio da sempre. Mi farebbe piacere vedere l’attenzione e l’ansia di tutela sfoderata oggi per gli embrioni anche per i milioni di persone che ogni anno muoiono di fame».

 

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